venerdì 16 settembre 2011

L'ELEGANZA DELLA FIXED

Ogni volta che apro il garage e la vedo mi affascina per la sua essenzialità, per la sua linea e pulizia. E' snella e minimalista, quasi sensuale. Non la lascio mai sporca, sarebbe un sacrilegio, sarebbe come per una donna indossare un vestito da sera per una festa importante con una patacca. Non esiste, deve essere impeccabile.
Anche questa mattina alle 6 apro il garage, è buio ma riesco a vedere qualche stella, non esito, vado sicuro verso di lei, accendo le luci a led, metto l'Ipod ed esco.
 Uscire dalla rampa del garage con una SS non è semplice, ci vuole una bella rincorsa e potenza e alle 6 del mattino è sempre difficile... ma esco, buio e fresco, mi infilo contromano nel sensounico che porta alla piazza e poi via, mulino veloce le gambe su via Repubblica, ascolto Firestarter rifatta dai Sepultura, non male appena svegli...  mi sembra che il lampeggio del led anteriore vada a ritmo con la musica, mi piacciono queste casualità. Entro di nuovo in senso vietato sulla discesa che mi porta verso il lavoro, inizialmente cerco di rallenare i pedali per non prendere troppa velocità, ma come ogni mattina, non resisto e mollo tutto, vado fuori giri e scendo più veloce possibile. So che poi farò molta fatica per rallentare alla rotonda a fine discesa, ma fa lo stesso, è troppo figo!!

Pedalare una fixed è molto diverso dall'andare in bicicletta che intendiamo tutti, si deve stare concentrati ogni metro che si percorre, su una fixed sei tutto quello che serve alla bici, sei la propulsione, il freno e il cambio.
A mio modo di vedere è un gesto radicale, fatto di eleganza nell'assecondare la bici in discesa e nelle curve, nel farla scorrerre e farle prendere velocità senza disturbarla con gambe pesanti e scordinate... ma anche brutale: nelle frenate improvvise, negli skid, nei rallentamenti bruschi, in cui tutto si inverte e in modo assolutamente innaturale si spingono i pedali in giù mentre salgono....

E' da provare, spaventosa le prime volte che ci sali, ma poi ti affascina, è un altro modo di vivere la bicicletta.
Arrivo al lavoro, ultima curva che mi porta ai parcheggi, l'affronto sempre molto veloce e piegando mi piace sentire la piccola vibrazione sui pedali data dai cinghietti che sfregano a terra ad ogni affondo, mi fa capire che il pedale è molto vicino a terra e se toccasse sarei steso sull'asfalto malamente, ma non succede, raddrizzo e tiro dritto alla rastrelliera, quest'ultimo piccolo brivido mi mette di buon umore.
Scendo, lucchetto la bici, un ultimo sguardo a quei tubi e vado a timbrare...     Clic.   Noia.

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