giovedì 8 settembre 2016

APPENNINO ULTRA TRAIL


Il tempo vola veloce, è un anno che non scrivo più niente di spensierato e leggero sul mio blog. Ma adesso ho una cosa da raccontare,  perché è la degna prosecuzione di quello che in estate, da 3 anni,  sto facendo. Un giro lungo o una impresa che segnano un solco nella mia vita, quelle cose che ti lasciano un segno dentro che ti ricordi a colori anche dopo anni e anni.

Era il 2014 quando ci siamo fatti con Fra, Davide e Marco un giro spettacolare di 2 giorni tra Italia e Vallese, nel 2015 ho alzato l'asticella con il Tour de Gran Combin, facendolo da solo in tenda in 2 giorni, quest'anno su ancora! Non con un giro alpino, ma un giro "appennino".
Mi hanno sempre affascinato i giri lunghi, la sfida con se stesso sul "quanto posso resistere?", mi piace, anche se in maniera diversa, arrivare al limite con il mio corpo, sportivamente parlando :) , dallo scatto feroce in una PS di Enduro, ad una lunga salita fatta a tutta, ad una lunga discesa affrontata senza pause, a.... (e mi mancava proprio questo) una gara o un giro molto lungo da affrontare con la testa più che con le gambe.
L'occasione ghiotta arriva da un banner su Facebook a fine primavera, leggo "Appennino Ultra Trail", 135km 5600mt+ senza pause, 2 giorni di tempo per finirla, ma se vuoi anche moooolto meno.... Faccio due conti:
  • l'appennino mi affascina, non ci sono mai stato, ma so di posti davvero belli
  • l'MTB giusta per una cosa del genere è già nel mio garage
  • lo zaino ce l'ho
  • la voglia anche

Ok! ho tutto...  ah no! mi manca l'allenamento ai lunghi! ma per quello ci penseremo durante l'estate.
Iscritto. La cosa mi da già una carica enorme. Ho abbandonato le gare Enduro in primavera, sono stanco, non della specialità in se, ma di quello che implica preparare bene una gara. Troppo tempo da dedicare nel weekend gara, troppe prove, troppi viaggi. Marcello e Olivia crescono a vista d'occhio e non voglio trovarmi con dei ragazzi in casa e avere il rimorso di non esserci stato nei weekend più belli, quelli delle scoperte, delle passeggiate spensierate, delle nuove piccole avventure che un bambino di 4/5 anni fa ogni giorno.
Quindi niente gare da aprile a settembre e poi Appennino Ultra Trail sarà!
Nel periodo estivo mi impongo di fare dei "lunghi" per farci il callo, sì in tutti i sensi, anche al culo... visto che negli ultimi anni più di 2ore e 30 sulla sella, consecutive, non ci sono mai stato.
Mi alleno 2 volte in settimana senza più tabelle ma con uscite libere, sempre impegnative ed intense, ai soliti orari strani, per non più di un'ora e venti, mentre nel weekend inserisco un lungo, MTB o BDC a seconda della voglia. Cerco di allungare sempre di più l'uscita del fine settimana con l'avvicinarsi di agosto e settembre, arrivo a 15 giorni dall'A.U.T. con il top, una sparata infernale ai laghi di Naret con Simo, Beppe e Mattia (che mi seguirà sugli appennini), 170 km con 2600mt+ in 6 ore, oltre alla salita disumana in piano non abbiamo lesinato un watt, neanche una caloria, a tutta sempre con una media notevole visto la salita.
Le sensazioni lì sono state buonissime, perché più passavano le ore e più ne avevo, avrei potuto continuare fino ai 200km, ma la famiglia chiamava....
Nelle 2 settimane successive esco normalmente a parte 4h e 30 di MTB in occasione di un ritrovo del nostro Team, allungo il giro arrivando a casa in notturna per abituarmi anche alla guida nelle notte buia.



Il 2 settembre io e Mattia partiamo per Fanano, ore  18.30 al Capanno Tassoni, un rifugio splendido avvolto da una pineta fitta ed ordinata. Assistiamo al briefing e prendiamo appunti sulla cartina, segniamo i tratti più ostici che gli organizzatori ci segnalano, se tutto andrà bene l'ultima parte la farò di notte e lo Staff indica dei punti poco carini per chi non li conosce. I sentieri non saranno segnati ma ci si affiderà esclusivamente alla traccia GPS fornita dall'organizzazione.


Il giorno dopo arriviamo in leggero ritardo alla partenza, dobbiamo ancora sistemare due regolazioni sulle bici e prendere l'acqua. Guardo l'orologio che dice 08.00, e poco dopo sento: PRONTI, VIA!
Cazzo iniziamo bene! di corsa le ultime cose, chiudo la macchina, vado a prendere l'acqua al rifugio e via! per ultimi lasciamo Capanno Tassoni che si è svuotato in un attimo e siamo solo io e Mattia. Poco importa penso, il giro è così lungo che i valori verranno fuori dopo le 7 8 ore... e poi non dimentichiamoci che è soprattutto una sfida con se stessi, non una gara vera e propria.
Giro le gambe leggere, hanno detto che la prima parte riserva delle rampe durissime. Ho montato il monocorona 32x42, di solito giro con il 34, ma ignoravo che alla sera avrei pagato profumatamente un 30! E' vero rampe ripide i primi Km, cerco di salire agile dove possibile, lo zaino si fa sentire fin da subito e mi costringe a correggere la sistemazione degli spallacci. Male alla schiena. Passo un sacco di gente, soprattutto in discesa, la prima pineta è una libidine vera, flow a cariolate, in un misto divertentissimo!

Si sale al Cimone. Cerco di non guardare i km fatti, sono ancora troppo pochi. Si scende, paesaggi brulli e orizzonti lontani, magnifico! Raggiungo altri bikers, mano a mano che avanzo mi accorgo che la tipologia del biker cambia, prima qualcuno fisicamente fuori forma, poi altri con bici un pò troppo pesanti (ho scorto un ragazzo con un Transition Patrol!! che matto e che stima se l'ha finita!), più si avanza e più le gambe cominciano a depilarsi, tranne le mie sia chiaro, i mezzi cominciano ad alleggerirsi, le frequenze e il passo ad aumentare. Arrivo all'Abetone, poi ancora sentieri veloci, la media si alza, sono a 13, già 3ore e 30, mangio spesso, mi impongo ogni ora e mezza, ho con me uno zaino di 6kg in cui c'è un cambio, qualcosa per l'eventuale notte in rifugio, ricambi bici e cibo: tanta frutta secca, gel energetici, prugne e albicocche disidratate, barrette. Niente di buono insomma...
Poco prima del ristoro al 52°km supero il primo, Stefano, con cui condividerò la parte centrale del percorso, saliamo verso la Doganaccia su una salita calda e infinita, tiene un passo identico al mio, ma mi sembra molto più costante ed instancabile, assieme passiamo dalla Croce Arcana e al Duca degli Abruzzi, siamo da molto tempo senza acqua, io e lui stessa brutta situazione, immagino che fino a Pracchia non ne troveremo, spero di non andare in crisi...
La discesa è lunghissima, a tratti meravigliosa, a tratti odiosa perchè non è in discesa! nella prima parte non si scende mai in maniera costante ma ci sono continue rampe o parti pedalate che spaccano il ritmo.


Bestemmio, sono stanco e mi aspettavo un discesa lunga e continua, non è così. Mi riprendo solo nei single track in faggeta prima di Pracchia, mollo tutto come se fossi in una PS di Enduro, sorrisone alle orecchie e gas spalancato, ormai con il peso dello zaino mi sento a mio agio. La Thunder è una meraviglia da guidare qui, che gioia!! Atterro a Pracchia con un buon vantaggio su Stefano, trovo un tubo di gomma dell'acqua e me lo prosciugo, fa caldissimo e comincio a bagnarmi ovunque con la canna, rido perché vista da fuori sembrerebbe una scenda di un film porno, ma con un attore decisamente poco attraente e puzzolente...
A questo punto, dopo 7 ore e 84km decido di fare la prima pausa, non mi interessa se Stefano non si fermerà, io se non lo faccio salto! vado al bar, Stecco Ducale e 2 Coke, mi riposo 10min su una sedia, guardo il sito della AUT e vedo nel LiveTrack che Stefano sta proseguendo, è un grande, passo costante e niente pause, "che testa che ha!", poi lentamente riparto. Il LiveTrack mi dice che 1ora e mezza dietro di me c'è il mio compagno Mattia, 3° quindi, sta andando bene!
Si sale altri mille metri, asfalto, prima dolce poi ripidissimo, 8ore, 9ore, gambe in un lavatoio, 10 ore,

la testa mi cede a tratti, pedalo costante poi all'improvviso crollo, butto giù la bici e mi fermo, poi la riprendo, parlo da solo e riparto. Arrivo al Rifugio Cavallo alle 18, avvolto da una nuvola di tafani che non mi danno tregua da circa 30min, mi viene da piangere, ma davvero, forse ho anche pianto per un attimo per il nervoso, oltre alla fatica costante devo anche difendermi da ste merde di insetti insistenti, si appoggiano alla bocca, al naso, alle gambe. Bestemmio. Al rifugio zero accoglienza, una signora scortese mi vende acqua tra polemiche sulla gara a cui non voglio dedicare neanche la più piccola delle mie energie. Riparto e nella mia testa vedo il punto in cui sono sul profilo altimetrico, non mi sembra manchi molto  ...che illusione!
Interminabili sterrate, interminabili single track, sbaglio un bivio distratto dalla bellezza geometrica di una faggeta e mi ritrovo a dover risalire per 200/300mt, lineari, poco, ma per la mia condizione fisica sono tantissimi, per quella morale un macigno, sfioro il pianto di nuovo. Per fortuna poco dopo imbocco il sentiero 113, una libidine vera! mi ritorna il sorriso e guido alla grande, tanti doppietti naturali e belle sponde, tutto pulito dagli organizzatori,che spettacolo!
Attraverso il torrente che lo Staff ci aveva segnalato nel briefing come un punto brutto da fare di notte, dove l'anno precedente molti si sono persi nel buio, ma sono le 19 e il sole si prepara a tramontare. Vedo tutto e non sbaglio. Arrivo al Segavecchia, un rifugio in festa, ragazzi simpaticissimi e un pò fuori mi offrono una coca, tutti gasati per la manifestazione, musica e luci colorate, gli chiedo se rimarranno aperti perchè in cuor mio non sono più sicuro di riuscire ad andare all'arrivo, devo avere un piano B nel caso in cui crollassi. Mi rispondono che faranno un festone e che posso tornare! Bene!! Saluto con le corna e parto tra le urla, dopo 50mt sbaglio strada, il ragazzo mi urla con un tono potentissimo: TORNA INDIETRO!
Se ti vedo ti offro 5 lt di birra, chiunque tu sia!
Salgo e salgo ancora, mi mancano 1000mt di dislivello, qualcosina di più, 11ore e 40 in sella, penso che infondo 1000mt è come fare una "Segletta", una salita dura nella mia città, e mi rallegro, poi penso che questa Segletta dovrò farla a 5 all'ora....  e mi deprimo, scendo e spingo poi risalgo, poi spingo ancora, sconforto, morale a terra.
Quando arriva la notte sono su una sterrata larga, che corre veloce, non monto la luce e guido un pò nel "quasi buio", mi piace... il fondo è semplice. Poi cedo alla notte e monto la frontale.
 

I pedali girano piano, ho il respiro corto, cortissimo, se sforzandomi  respiro a fondo tossisco, punto su asfalto verso Corno alle Scale, arrivo al tunnel e mi ricordo di averlo visto su BikeChannel con Savoldelli e Boglia che spingevano duro e si concedevano anche il tunnel prima di andare a mangiare la polenta, io la polenta la vorrei ma non saprei dove chiederla, qui è notte e fa freddo e poi ho altro da fare caro il mio Savoldelli.

C'è solo una signora con i capelli cotonati e gonfi dentro alla finestrella illuminata e calda del suo camper, mi guarda e scuote la testa e i capelli si muovono elastici. Sono contento, vorrei dirglielo alla signora "anni 90", vorrei dirle che il mio garmin mi da ancora poco dislivello da fare, e solo 8 km all'arrivo.
Quello che la signora avrebbe dovuto dirmi era che quegli 8 km sarebbero stati i più lunghi della mia vita.
Arrivo alla fattoria Le Malghe e degli occhi illuminati mi guardano, sono le mucche in una stalla, sono esausto ma vado, mi ripeto a voce alta che ormai è fatta, scendo, sentiero stretto erba alta, la frontale fa il suo lavoro, schivo dei rospi immobilizzati in mezzo al sentiero, e poi guido, mi diverto nell'ultimo single track in faggeta che riesce a farmi ancora sorride, la bici scorre forte e silenziosa nel buio, attraverso il "Passo del Lupo" e un certo "fuoco al culo" mi viene a pensare che qui i lupi ci sono davvero... speriamo di non vedere occhi gialli attorno a me. In questa euforia/paura mi immagino che il sentiero arriverà al Capanno Tassoni  in discesa, invece una volta su strada sterrata è un continuo susseguirsi di piccole salite, sono a pezzi e cedo, spingo anche su pendenze ridicole, vorrei spianare quelle salite gridando, con un urlo, ma sono lì illuminate dalla luce fredda della mia frontale. 134km 13ore e 50 dalla partenza, respiro piano e vado avanti, pedalo guardando in basso. Asfalto, vedo la mia macchina, poi le luci del Rifugio, è fatta. Entro nel vialetto dove 14 ore prima era stato dato il via e mi trovo gli organizzatori con tutto il rifugio che mi vengono incontro per applaudirmi. Attimo di imbarazzo, misto a gioia, misto a orgoglio, misto a fatica enorme, misto a gambe distrutte, misto a puzza di sudore, misto a "è finita!".

Il rifugio mi accoglie in una luce calda e con un'atmosfera famigliare, trovo lo sguardo distrutto ma felice di Stefano, su una panchina, mi siedo difronte a lui, poche parole. Siamo stati bravi, lui più di me, ha avuto una gran testa, una grande costanza.

Gli organizzatori ci coccolano offrendoci una doccia, una zuppa calda e altre prelibatezze. Io e Stefano ci scambiamo sensazioni e commenti su questa esperienza magnifica che ci è appena passata sopra. Stanchissimi e ancora scombussolati dalla frullata che abbiamo dato al nostro fisico andiamo a letto nello stanzone. Il mattino successivo mi sveglio e scendo, esco dal rifugio per prendere un po d'aria, sono le 7.20 e mentre mi stiro ripensando alla fatica fatta sento: "PRESIDENTE!!". E' Mattia, si ferma felice di essere arrivato, è scavato in volto, mi racconta che è stato male dal 90°km circa, ha dormito in un bivacco a fianco del Rifugio Cavallo per un oretta e alle 22 si è rimesso in marcia con altri due bikers che passavano di lì, una lunga ed estenuante cavalcata di altre 8 ore durante tutta la notte con dei microsonni direttamente a bordo strada. E' stato grandissimo, l'ha terminata con le molte difficoltà date dal vomito, pedalando per 8 ore senza poter mangiare. Chapeau Ing!

Ci raccontiamo le nostre vicende facendo colazione, salutiamo gli organizzatori e ripartiamo verso casa, distrutti ma con una enorme soddisfazione personale. In cuor nostro sappiamo tutti e due che abbiamo fatto qualcosa di speciale, abbiamo cercato per motivi diversi di non sentire cosa il nostro corpo ci diceva, cosa ci urlava in certi momenti e siamo andati avanti con la testa. Era quello che cercavo, ed è quello che mi piace: far vincere la determinazione, la passione, la "fame", il cuore e a volte l'"ignoranza" sulla ragione, su quello che sarebbe giusto e sul buon senso.


Appennino Ultra Trail 2016 from GRAVITY TEAM / ALE on Vimeo.

3 commenti:

  1. Uno come te, con una scuola di mtb non può che insegnare i valori della vita....grandissimo.....

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  2. ci ho messo tutto quello che avevo forse di più.... solo noi sappiamo coda abbiamo passato la in mezzo... ed è giusto così
    bella storia l'APPENNINO ULTRA TRAIL
    ne abbiamo scritta qual che pagina...

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