giovedì 3 settembre 2015

TOUR DEL GRAND COMBIN - SOLO

Il fascino dei giri alpini di più giorni mi è rimasto dentro dall'anno scorso, dopo una due giorni indimenticabile con dei compagni di viaggio eccezionali, dei grandi pedalatori. Un giro di 120 km con 5300mt di dislivello, una traccia inedita che avevo progettato e che si è rivelata un tour fantastico.
Quest'anno la voglia di ripartire per un altro giro simile è grande, e per un pò mi focalizzo su un anello nelle valli dell'Ossola, bello ma probabilmente poco ciclabile. Sono ormai convinto di partire su quella traccia quando mi torna in mente questo giro: il Tour del Gran Combin, un anello che normalmente si effettua in 3 tappe da circa 40km. Tre giorni però per me sono troppi con 2 bimbi piccoli a casa che mi aspettano, quindi mi convinco che posso riuscire a fare quella traccia in 2 giorni e dato che in questo periodo soffro di una specie di crisi d'identità ciclistica, ma sono comunque molto ben allenato, mi prefiggo anche di farlo da solo, in autonomia e con la tenda.


Studio tutto dettagliatamente e preparo lo zaino; è dura farci stare tutto e il peso di 9.5Kg mi lascia titubante fino alla partenza. Sono continuamente tentato di lasciar giù il tendino, il sacco a pelo e il materassino per una più sicura e confortevole notte in camera, ma alla fine non cedo.
Il meteo propone, dopo una veloce perturbazione, 4 giorni di alta pressione, la perfezione per trovare giornate terse e limpide.
Si parte! Il 26 agosto punto la macchina in direzione di Aosta, arrivo alle 8.30 ad Etroubles, mi preparo, mando un messaggio ad Ambra e via! Non lo so ancora, ma da quel momento il mio cellulare non prenderà più nulla, fino alle 16, quando Swisscom apparirà ai primi villaggi abitati della Val de Bagnes.
La prima parte è già molto dura, delle rampe ripide preoccupano un po’ le mie gambe, non so ancora per quanto dovrò pedalare e le sto già mettendo a dura prova... cerco così di andare più tranquillo.
Fortunatamente poco dopo comincio a pedalare su sterrate larghe e con poca pendenza; ogni tanto qualche rampa assassina la trovo, ma tutto procede per il meglio.



Nei pressi di Ollomont trovo un altro biker che sta salendo al Monte Avril. Io sono uno di poche parole, ma lui lo è ancora di più, e la cosa mi piace! Nel silenzio, interrotto da qualche mia sporadica domanda, procediamo assieme verso il Colle de Fenètre Durand, Sui tratti di portage tengo il mio lento passo, 23kg sulla schiena si fanno sentire e in questo giro la percentuale di portage non è uno scherzo. Salgo con calma, passi talmente corti e lenti che mi sembra di essere su un 8000...
Raggiungo Le Fenètre de Duran, il primo dei 4 passi che dovrò valicare, dopo 35Km e 4 ore e 45. Mi sento bene, saluto il silente compagno di viaggio che sale sicuro verso la sua cima. Sarebbe stato un buon compagno di viaggio, ma sono felice abbia preso un'altra strada, voglio stare da solo. Mi metto al riparo dietro ai resti di un piccolo rifugio o bivacco, il vento è molto forte, siamo a 2797mt e fa freddo, nonostante la giornata spettacolare. Mangio ancora, mi son prefissato di mangiare anche senza fame ogni 2 ore circa. Mi accuccio dietro le rocce e mi godo il paesaggio aspro, lunare ma incantevole. Mi sento bene e son felice di essermi messo alle spalle il passo più alto di tutto il tour.






Con calma mi preparo e butto un occhio sul versante svizzero per scorgere di lontano cosa ancora mi aspetta; ne vedo solo una parte, ma sembra bella impegnativa. Cerco di non pensarci troppo, mi rimetto in sella e mi lancio verso la discesa, che inizia su rocce levigate dal vento e dal gelo, più in basso la sottile linea del sentiero taglia sinuosa i forti prati di queste quote e si cambia di colpo pendenza; perdo velocemente quota fino ai 1975mt, all'inizio del lago di Mauvoisin.  Qui potrei tranquillamente percorrere il lato sinistro del bacino e arrivare in pochissimo tempo alla diga a valle, ma la mia traccia e la mia intenzione è quella di salire alla Cabane de Chanrion e al passo Tsofeiret a 2635 mt. Così proseguo, ma ormai è pomeriggio pieno e non ho ancora dato segni di vita a casa, so che saranno preoccupati, ma dal cellulare sempre  "Nessun Segnale". Alla Cabane de Chanrion chiedo di poter telefonare ma mi rispondono di aver solo il satellitare e di non potermi accontentare. Mi regalo una coca, una barretta e proseguo... la salita al Tsofeiret è dura ed esposta, io sono stanco, ma con il mio passo sento di poter continuare ancora per un pò. Al colle sono sollevato, il più è fatto, i panorami attorno a me sono indescrivibili, si vede tutto il massiccio del Grand Combin, scorgo il colle de Fenètre da dove sono sceso, è lontano e se penso che la macchina lo è ancor di più mi sale un pó d'ansia, ma ormai sono quasi al giro di boa e da qui devo cavarmela da solo qualsiasi cosa succeda.



Meglio non pensarci, mi focalizzo sulla discesa verso la diga, purtroppo intervallata da saliscendi odiosi e tecnici, a tratti però il sentiero è di una bellezza unica, soprattutto per la vista che domina la vallata, il lago e i 4000 sovrastanti. Tornantini supertecnici arrivano nella parte finale e mi impegnano in nose press molto difficili con quello zaino; più di una volta realizzo che impuntarsi con quel peso così alto è questione di attimi, ma prendo le misure con il bilanciamento del mio "nuovo corpo" e gioco lo stesso con il freno anteriore.
Quando arrivo alla diga riesco finalmente a chiamare casa e tranquillizzo tutti, sono ormai le 17. Mi sento più sollevato anch'io e scendo veloce a Fionnay ma non trovo nessun negozio di alimentari o altro. Ho con me per la cena solo un blocco di prosciutto cotto e dei biscotti, gel e delle tavolette di cioccolato che però vorrei tenere per il giorno successivo. Vago per il paese, visto che poco dopo dovrò già risalire verso il Colle de Mille, mi voglio portare avanti sulla tappa di domani, Capisco che non troverò da mangiare a meno che non raggiunga il paese successivo, che però si trova molto più a valle. Mi faccio coraggio e mi addentro in un piccolo agglomerato di baite ben tenute e chiedo a due signore se hanno del formaggio da vendermi. Dopo alcune risate, curiosità, un mix di inglese, francese, italiano e dialetto mi portano una bella fetta di formaggio, dal colore invitante, chiesto a loro volta ad una vicina. Me ne omaggiano cortesemente, divertite. Anche io sono molto divertito da questa situazione, ero pronto ad una porta in faccia, invece è andata bene al primo colpo.
Sono 7 ore che sono in sella, ma l'aver sistemato la pratica "cena" mi rilassa e mi godo il sole tenue che cala risalendo ancora un 200mt di dislivello, la prima parte della lunga salita che mi aspetta domani verso il Colle de Mille. Pedalare alla sera e avere la possibilità di fermarsi a dormire dove voglio mi regala un senso di libertà totale, avere tutto quello che ti serve, anche la "casa", in uno zaino è una sensazione bellissima. Alle 19 mi fermo in un buon posto per dormire, ai limiti di un grande bosco con un prato soffice e con una splendida vista sulla valle e sulla conca di Verbier.
Primo giorno chiuso con 7h20' - 74Km e 2940D+.


Mi sciaquo ad una fontanella, mangio e monto la tenda. Passo la serata rilassandomi e guardando le stelle che brillano magnificamente, sdraiato supino nella tenda con solo la testa fuori, sull'erba. Un momento magico che ricorderò a lungo. La notte passa tranquilla anche se in tenda non riesco mai a dormire molto.

Il secondo giorno inizia in sella verso le otto, dopo aver smontato tutto e rifatto lo zaino. Si riparte! il primo tratto è infernale, da freddo e con la colazione nello stomaco mi trovo a spingere la bici su rampe mortali, in un susseguirsi di vallette molto chiuse. Finalmente dopo un bel po' di imprecazioni il sentiero sbocca su una strada bianca che mi permette di pedalare costante fino ai 2100mt circa.




Da qui ancora tanto portage per scollinare al Colle de Mille a 2472. Sono le 11 circa e sono in cima, la vista da questo posto è meravigliosa. Il Bianco emerge imperioso sopra due crinali che gli fanno da naturale cornice. 


Rimango a bocca aperta per quello che vedo. Entro nel rifugio e mi accorgo che stanno iniziando a cucinare ma io bevo solo un coca, mangio del cioccolato, dei gel e riparto. Discesa, bellissima! Single track veloce in costa, alla mia destra mi fa da sfondo tutto il massiccio del Monte Bianco. Una favola!



Questo tratto, prevalentemente in discesa, mi porterà fino a Bourg Sant Pierre, passo veloce su tratti su strada bianca, single track e ancora qualche rampa assassina in salita. Arrivo al caratteristico borgo della valle del Gran San Bernardo stanco, molto stanco, mangio e mi riprendo un pò.



Pausa di mezz'ora e poi via, si riparte per l'ultimo passo, sono a 1700mt devo arrivare a 2473 del Gran San Bernardo. E' dura, pedalo molto lentamente, arrivo al lago di Toules e mi demoralizzo perché il sentiero non sale costante ma c'è una lunga e ripida salita non pedalabile, seguita da una discesa che fa perdere tutto il dislivello acquisito. Non voglio pensarci, salgo piano, molto piano, lo zaino sembra sempre più pesante. In discesa vedo un pedone davanti a me, alzo lo sguardo e mi distraggo un attimo; senza neanche accorgermene  mi trovo a terra, l'anteriore è partito su un sasso e sono giù, batto forte il fianco destro e striscio il braccio su alcune rocce. Mi alzo e mi controllo il bacino, nulla di rotto ma una gran botta, mi guardo l'avambraccio e vedo che all'esterno c'è un grosso taglio ancora aperto con dentro un sasso rettangolare di circa 2cm... Respiro, tolgo l'intruso e riesco a trovare i cerotti (grossi per fortuna) che avevo con me, prendo un calzino del giorno prima per potermi stringere il braccio e tenere ben saldo il cerotto che non vuole stare attaccato a causa del sudore.
Mi faccio forza e continuo sullo stesso sentiero, che fortunatamente poco dopo mi porta sull'asfalto per gli ultimi 7km che mi separano dal colle. Infiniti, pochi km ma infiniti, procedo a 6/7 all'ora, di più non riesco. Più volte penso che potrei fermare una macchina e farmi dare uno strappo, almeno fino al colle; me lo ripeto ogni volta che la curva mi svela un altro duro tratto della salita, ma ogni volta respingo il pensiero e tengo duro, proseguo anche se il braccio mi pulsa e il bacino mi fa male.



Colle del Gran San Bernardo, sono orgoglioso di non aver ceduto alla vocina e di non aver chiesto aiuto, ma ho fatto una fatica immensa, scollino senza fermarmi e scendo in fretta, la maggior parte su asfalto, faccio comunque qualche tratto su sentiero, se non troppo sconnesso, le vibrazioni mi fanno troppo male alla ferita.
Eccomi finalmente ad Etroubles, sono contentissimo, ce l'ho fatta! Vorrei godermi questi istanti con una birra fresca, con le gambe a mollo nel torrente, ma niente, devo correre ad Aosta per farmi sistemare la ferita. Il tardo pomeriggio infatti, lo passo in Ospedale per la sutura, lastre ed ecografia, un check up completo. Solo alle 18 posso risalire in macchina e tornarmene a casa, stanco, stanchissimo, ma con la soddisfazione di aver vissuto un'esperienza fantastica. Rischiosa certo, ma per me indimenticabile.
Penso che l'incidente sia stato una sorta di avvertimento, un monito per farmi riflettere bene in futuro prima di ributtarmi in esperienze simili.
Se nulla fosse successo la volta successiva sarei partito ancor più a cuor leggero, invece ora non posso dimenticare ciò che può accadere all'improvviso.
Mi rimarranno i panorami unici, il cielo cobalto, l'aria tagliente, la fatica continua, le bevute avide dai ruscelli, la soddisfazione di raggiunge un colle, un altro e un altro ancora, lo stare su un prato umido a testa in su a guardar le stelle, le luci di Verbier nella notte, l'odore delle stalle perfettamente ordinate, il sapore di quel formaggio, il più buono del mondo in quel momento, il flow e il divertimento di alcuni sentieri e la pendenza violenta e bastarda di altri, il dolore e la paura, la libertà, la gioia e l'orgoglio.

Questo è quello che una bici può regalare. Ed è per questo che sono 20 anni che amo la bici alla follia.

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