venerdì 18 agosto 2023

Les 7 Majeurs

Vedo qui sotto che l'ultimo post di questo Blog è il viaggio Verbania - Stelvio - Venezia.
18 giugno 2018. Un punto di svolta, almeno per me. Per quanto mi riguarda è stato uno switch, qualcosa che è scattato, un nuovo mondo mi si è aperto e mi ha aspirato al suo interno.
In quel viaggio e per quel viaggio eravamo acerbi, eravamo tesi, eravamo impreparati, eravamo alla prima esperienza in bikepacking. E alla fine eravamo troppo entusiasti di aver percorso km e km a coprire distanze che consideravamo enormi, mai fatte, ma che in realtà anni dopo sono diventate ai nostri occhi "quasi" irrilevanti.
Eravamo delle tele bianche su cui l'esperienza dei viaggi in bikepacking stava per iniziare a creare il suo disegno, a gettare i primi schizzi che piano piano sono andati a formare quello che ora siamo. Una tela che non ha una fine definita, non ha un margine, siamo solo agli inizi e c'è ancora molto, molto spazio per disegnare quello che diventeremo. Ancora molte idee e progetti che andranno a completare questo quadro.

In questi 5 anni:






Insomma tutta sta poetica e sto romanticismo eccessivo per dire che da lì siamo partiti, e in quei 5 anni che ci separano da quel primo colpo di pedale con le borse attaccate al telaio. Ci sono stati altri viaggi, altre esperienze che ci hanno portato in lungo e in largo principalmente sulle Alpi, ma non solo.

I compagni di viaggio sono cambiati, con Simo ci siamo persi di vista, vedute divergenti e teste all'apparenza differenti, ma forse in realtà, troppo simili. Con Mattia invece il rapporto è cresciuto e consolidato in una bella amicizia. Un viaggio senza di lui oggi non sarebbe la stessa cosa e in ogni viaggio lui c'è sempre stato, e solo chi ha fatto viaggi o esperienze in cui ci sono momenti dove si raschia il fondo del barile sa quando è importante avere al fianco una persona con cui si va d'accordo e ci si capisce con una occhiata.
Altri nuovi amici con gambe pericolose e watt in esubero si sono uniti in questi anni a queste avventure: Paolo, Tommy e Stefano. Gente con il comune denominatore che parla di fatica e voglia di soffrire.


Les 7 Majeurs è un anello di 360km e 11000mt di dislivello, tra Cuneo e la Francia, progetto che era stato sfiorato da noi qualche anno fa, ma poi accantonato, non foss'altro per il fatto che abbiamo le Alpi proprio dietro casa e farsi 3 ore di macchia per andare a cercare Alpi da un'altra parte personalmente mi fa diventare pigro e mi fa sentire anche un pò stupido.
Comunque è  una sfida che richiede di chiudere questo anello di 7 passi alpini nel minore tempo possibile, chi lo fa in 3 giorni, chi in 2 chi in 24ore.
L'idea per il bikepacking del 2023 era in realtà quella di raggiungere l'Austria scavallando una buona quantità di passi alpini, ma il meteo puntava tutto su pioggia per i primi giorni e neve con -1° sullo Stelvio. Previsione poi confermata dagli eventi.
Quindi annulliamo tutte le prenotazioni in Svizzera e Trentino e nella disperazione peschiamo il Jolly "7 Majeurs".
Subito un bel circo per prenotare tutto all'ultimo, ma si parte.
Giovedì 3 agosto nel pomeriggio siamo nel Cuneese a preparare bagagli e sistemare le ultime cose sulle nostre bici.
Il meteo da bello, con un solo temporale di un'oretta alle 12.00 di venerdì, il nostro primo giorno di 3 sui pedali.


Mattina 8 gradi e colazione che non soddisfa le nostre aspettative, poca e misera, non carichiamo carboidrati come avremmo voluto. Ma morale alto comunque, foto di rito pre-partenza e via verso Demonte, primo paese in traccia.

Io mi gioco subito un bel jolly: la borsa sotto l'orizzontale sporge, mi sfrega sul polpaccione, per non togliere le mani dal manubrio la spingo all'interno con il polpaccio stesso ruotando il piede sul pedale verso l'interno, la tacchetta si sblocca al contrario e con un clack il tallone mi finisce dentro ai raggi, e viene spinto in basso sul fodero del telaio. Ruota bloccata, bici che scoda, un gran rumore di raggi tirati al limite e cerchio storto. Fortunatamente nessun raggio rotto, bestemmio e con un tiraraggi ricentro la ruota. Un bell'inizio, avrei potuto tornare alla macchina con 3gg di anticipo ad aspettare i miei compagni. Ma non è andata così, e quindi via! spingere, spingere e cambi regolari. Andiamo verso Vinadio su di una statale brutta e pericolosa, moltissimi camion fanno la spola continua per non interrompere la catena produttiva dell'acqua Sant'Anna,.Ci sfiorano, ci spostano con le loro folate irregolari, vanno a tutta in mezzo a centri abitati ormai segnati dallo smog, dalla pericolosità di questa strada e da una delle assurdità della nostra società: spostare acqua in giro per il continente.
Ci togliamo prima possibile da quel fondovalle malsano, viriamo a sinistra verso il Colle della Lombarda, 2351mt, le ruote puntano in su e noi siamo più sereni, si scherza, si parla, l'asfalto scorre lento ma davanti a noi si srotola un paesaggio incantevole, ad ogni tornate lo scenario cambia, muta, si apre. Nuove valli, nuovi colori, nuove visuali: il vallone che ospita il Santuario di Sant'Anna di Vinadio è incantevole. Saliamo e saliamo ancora ognuno con il proprio passo, il che costringe Tommy e a volte Mattia a stare da soli, ma lo sappiamo, meglio così che sforzarsi di stare con gli altri o rallentare il passo dei primi per adattarsi ad un ritmo non proprio.



Colle della Lombarda, gli altri tranne me ordinano un panino che è al limite della gestione... io non ho fame, aspetto il fondovalle successivo.



Morale altissimo, stiamo bene e siamo in orario, scendiamo sul versante francese, discesa veloce e divertente, passo inorridito da Isola 2000 un gigante EcoMostro alpino, uno dei classici comprensori sciistici francesi dello "SkiTotal" anni 80, destinati alla morte lenta e a lasciare scheletri di cemento enormi in queste valli bellissime e delicate. 


Il cielo si copre e diventa grigio lungo la discesa. Fondovalle, Isola, sosta veloce in paese e partiamo per una lunghissima risalita: Col de La Bonette, il punto più alto del giro a 2800mt, 40 km di salita, prima un lungo fondovalle inclinato al 3-4%, poi gli ultimi 25km di salita vera. Il cielo è nero e ad un certo punto si apre la doccia, ci ripariamo velocemente bagnandoci pochissimo. 30 minuti e ripartiamo, mangio una barretta che sarà l'unico pasto della giornata, salita vera puntando la Bonette, cielo chiuso e plumbeo, altro scroscio violento, grandine che fa male addosso, troviamo un villaggio semi abbandonato e ci ripariamo in una stalla.


Tremiamo e non sappiamo bene cosa fare, la pioggia continua, fitta, la temperatura è calata drasticamente, 6/7 gradi. aspettiamo molto, troppo e quando finisce di piovere ripartiamo. Riusciamo a pedalare per metà del dislivello senza pioggia ma continuamente infreddoliti, ho i guanti fradici e non posso indossarli, freddo alle mani e formicoli continui. Cerco di tenerle dentro le maniche della giacca allungate sul manubrio, quando mancano 5km circa al colle altra grandinata, forte, poi pioggia continua e fine, motociclisti scendono, ci guardano e scuotono la testa come a dire: "no, non salite." Macchine scendono con cumoli di grandine alla base del parabrezza e sul tetto.


Demoralizzante, ma non possiamo far altro che continuare, non c'è nulla dove ripararsi, a 2400/ 2500  non ci sono piante, niente ripari o bivacchi, in cima non ci saranno bar o caldi ristoranti come sullo Stelvio, qui è una distesa lunare brulla e grigia. Noi e la grandine, noi e la pioggia, stop.

In cima è un disastro annunciato, 1 grado, pioggia fine e 20km di discesa davanti.
Ci si salva "da soli"...  si parla poco e ognuno pensa a come meglio resistere ad un freddo davvero importante, Mattia e Tommy non sono ancora al passo e guardando indietro non li vediamo, il telefono non prende dal fondovalle, io e Stefano siamo su e cominciamo a prepararci per la dolorosa discesa, Stefano ha uno scatto d'ira inusuale e mai visto solo perchè gli cade la termica a terra. Arriva Paolo, non sente i piedi, siamo tutti preoccupati e indaffarati a cercare cose asciutte, che tanto sappiamo rimarranno asciutte per 30 secondi. Un  furgone si ferma per darci un passaggio per scendere, ci sembra un miracolo, ma passa un minuto e ci ripensa, mette la prima e se ne va. Rimaniamo ancora lì nel silenzio e il ticchettio della pioggia sulle nostre giacche, ci guardiamo, come imbalsamati da questa finta speranza svanita, ci diamo da fare bestemmiando e partiamo.


E' stato un momento provante, uno di quei momenti che rendono un giro epico, una di quelle situazioni che sicuramente ti fanno crescere e fanno "curriculum".

Ma in albergo ci arriviamo, Tommy tremerà per la successiva mezz'ora e Mattia che era senza guanti si presenta al check-in con delle calze del "Gravity Team" sulle mani.
Doccione bollente, assalto al "super"e pasta cucinata in appartamento, 3 etti a testa, birre, salami formaggi e vaschette di gelato, pasta buonissima grazie al sugo preparato dalle sapienti mani di Mattia.
Non vedremo niente di Jausiers, nessuno aveva voglia di mettere fuori il naso dall'appartamento e mangiare del cibo francese, ed è stato meglio così, è stata una serata piacevolissima con grandi risate, tepore e buon cibo, ci voleva per alzare un pò il morale dopo una giornata così.


Mattina del 4 agosto, Jausiers come dicevamo, 1700mt, 5gradi e sole splendente. Freddo, ancora. Ci aspetta il primo passo di una giornata impegnativa, Col de Vars, che in carta sembra una scoreggia, in realtà facciamo fatica, pendenze importanti e non regolari, scolliniamo un po' sorpresi da questo sforzo.


Lunga discesa divertente con temperature più amabili e ci troviamo a Guillestre, nel caldissimo fondovalle che ci porterà a Briancon, questo tratto è stato il nostro 8° passo non programmato, vento contro e una salita nel finale che non avevamo considerato. Briancon centro: ci sediamo a terra in ordine sparso davanti a una Boulangerie, l'attacco dell'Izoard ci aspetta a 200mt da qui. Mangiamo cose energetiche ma cercando di rimanere leggeri e dopo neanche 30minuti siamo ancora in sella, la giornata è ancora lunga perché dopo l'Izoard (2361mt) ci aspetta il Colle dell'Agnello a 2748mt. Passa anche l'Izoard, che per me rimane il più bel passo alpino mai fatto, ne sono innamorato, è un insieme di colori assurdi, contrastanti, meravigliosi, una strada pazzesca da tutti e due i versanti, RoadPorn puro!



Dopo una discesa fantastica in cui ho toccato i 90km/h con le borse, ci scavalliamo un altro infuocato fondovalle che ci porta all'attacco dell'Agnello, abbiamo fame, vorremmo mangiare qualcosa di sostanzioso, un pranzo vero, sono le 16.30 e non abbiamo ancora mangiato seriamente, ma i 21km e i 1400mt di salita rimanenti ci fanno optare per coca, tortine e dolci in una pasticceria.



L'ascesa è calda e lunghissima, io e Paolo stiamo bene e saliamo con un passo un pò "fuori luogo", ma così ci andava...
(la cosa bella o brutta di questo gruppo è l'ignoranza: quando qualcuno si mette davanti e tira in modo non consigliato, diciamo così...  non lungimirante, con davanti altre 4 5 ore di giro, invece che esser lasciato solo nella suo gesto folle ed autolesionista, qua trova sempre qualcuno al suo fianco che non solo lo supporta, ma lo punzecchia mettendogli quella mezza ruota davanti come a dire: "beh? tutto qui quello che sai fare?!?!"  "No va beh ragazzi! Follia..." cit. )
Aspettiamo tutti in cima, io e Paolo osserviamo la differenza tra noi, provati da 150km e 4000+ e i gruppi di motociclisti. I motociclisti sui passi alpini non mi danno fastidio, ma il mio odio sale non appena percepisco quella loro soddisfazione mista a presunta "fatica", mista a compiacimento sull'aver raggiunto il passo che esprimono a volte con gesti e smorfie, a volte a parole. Come se fossero dei guerriglieri della strada, dei moderni conquistatori in sella a cavalli d'acciaio a cui si dovrebbe quasi un complimento, una pacca sulla spalla, e per cosa? per saper piegare un polso? ecco lì allora mi sale il porco e il mio odio verso la società arriva a livelli fuori scala. Quando poi parlano di quanta strada hanno fatto accendendosi una sigaretta a 2700 metri... ecco lì la mia intolleranza detona.
Va beh... arrivano tutti, foto di rito, e giù verso l'Italia in una valle ormai per buona parte all'ombra, sono le 18.30 quando iniziamo a scendere.



Raggiungiamo il nostro B&B a Sampeyre tardi e stanchi, ma la tappa più dura del giro l'abbiamo archiviata. 166km e 4000+
La sera saccheggiamo un pizzeria con 10 pizze in 5, beviamo la peggiore birra mai bevuta e poi gelato in una piazza in cui c'è uno spettacolo in dialetto (occitano/piemontese) che a fatica capiamo.
Piazza gremita, quasi tutto il paese è lì, Sampeyre fa 1000 abitanti...


Domenica 6, colazione assurda, con ogni tipo di toma locale assaggiata, il padrone del B&B, messo in guardia da me al nostro arrivo. Ha fiutato la cattiveria da fame mattutina e ha dato fondo alle scorte e alle cantine di affinatura dei vicini.
Mangiamo di tutto, ho visto davanti a me dei panini, farciti con burro d'alpeggio e salame, essere ingurgitati con il sorriso sulle labbra. A onor del vero la scena era già stata vista la mattina precedente..
L'attacco del Colle Sampeyre dista dal B&B meno di un chilometro, le prime rampe sono al 12/14%, quindi "ca va sans dire" su questa salita vince chi digerisce anche i chiodi, e dei chiodi sarebbero più facili da digerire della nostra abbuffata mattutina.
Paolo che incredibilmente è sovraccarico da colazione ci metterà tipo 3 ore per digerire.



2284mt, Colle Sampeyre alla spalle ci gestiamo una discesa con un fondo pessimo, qui Paolo qualche anno fa ci aveva lasciato dei punti di sutura su un gomito, escoriazioni varie e una bici malconcia.
Alle 12.30 circa siamo di nuovo all'attacco dell'ultima salita del nostro 7 Majeurs: Colle Fauniera, 2481mt. Non perché era l'ultimo, ma è stato indubbiamente il più duro,  mai regolare, alterna rampe al 18% 20% con tratti al 9%, ad altri al 6%. Snervante e duro.
Paolo dopo aver digerito le 2000cal della colazione è partito come tirato da un elastico e ci siamo visti in cima, io e Stefano coppia fissa, Mattia e Tommy poco dietro. Finiamo così, in cima al Fauniera, un passo che ha il sapore delle Dolomiti, finiamo la nostra fatica in uno scenario atipico per essere nel basso Piemonte. Rocce bianche verticali ci abbagliano, scendiamo verso Demonte, un'ultima lunga discesa ci separa dalla conclusione ufficiale, da dove tre giorni prima stavo bestemmiando per tirare i raggi di una ruota stortata a tallonate...




7 Majeurs finito, rientriamo alla macchina e negli ultimi 6/7 km Paolo fa il passo a 38/40 orari contro vento...  questo vuol dire una sola cosa, dobbiamo tornaci in quelle Alpi così lontane da casa, dobbiamo ritornare e provare a chiuderlo in 48ore o perchè no in 24. Ce lo siamo detti più volte durante questa galoppata alpina, ce ne siamo convinti cercando di perfezionare punto di partenza, frazionamento dei colli e possibile ore di sonno.



D'altronde cosa ci siamo detti qua sopra, all'inizio di questo post? Quello che facevamo 5 anni fa ora ci sembrano km e dislivelli semplici, lo sarà anche con questo anello, quello che oggi ci sembra un buon giro fatto con dei buoni ritmi, domani ci sembrerà una scampagnata.
E' nell'animo umano progredire, è nell'animo umano andare oltre e quindi non ci resta che spingere e spingere ancora. Progettare cose nuove e provarci, finirsi ad ogni uscita è il nostro mantra, la lotta tra se stessi e il numerino della media che hai sul Garmin è il nostro cruccio costante, sentire il sangue in gola è la nostra comunione, la fatica la nostra religione. Spingere pancia a terra sempre, sperare di poterlo fare a lungo e fare in modo che "la morte ci colga vivi".

Tiè! 

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