martedì 9 luglio 2013

GIUGNO

E’  sempre stato il mio mese preferito. Quando si andava a scuola era il mese più atteso, le giornate sono lunghe, di solito belle, non fa ancora un caldo fastidioso e si ha la bella sensazione d’aver ancora tutta l’estate da vivere, quella sensazione di esser solo all’inizio di un bel periodo. E’ anche il mese in cui sono nato, il primo giorno. E proprio il primo di giugno, io e Ambra, abbiamo deciso di sposarci. Quel sabato è’ stato una giorno indimenticabile, ci siamo davvero divertiti, parecchio. Non eravamo tesi ed impacciati, nonostante gli abiti, nonostante fossimo al centro dell’attenzione. E’ stata davvero un bellissima festa, iniziata con il mio viaggio verso l’”altare” civile in MTB, assieme al mio testimone. Grazie Andre!! Che bella è stata quella breve pedalata!

Archiviata la cerimonia e i festeggiamenti  io e mia…   moglie (che strano chiamarla così!), siamo ritornati al lavoro, il permesso matrimoniale partiva più avanti, a metà giugno. Il programma, steso a 4 mani, prevede 5 giorni di “viaggio di nozze”, ovviamente con i bimbi, in Toscana. Prima della partenza: il saggio di danza classica di Ambra; dopo il ritorno: il campionato italiano enduro di Madesimo. 


Diciamo un viaggio di nozze “sui generis”. Il tuor de force inizia con il saggio il sabato sera, la domenica mattina presto sono in viaggio con Jochen per andare a provare Madesimo, 5h di macchina x 3h nette di prove in mattinata, di corsa, per poi essere a casa a preparare sia le cose per la vacanza, sia tutto l’occorrente per il weekend di gara successivo, tornerò  venerdì pomeriggio e non avrò molto tempo…



Le prove mi fanno capire che la PS cruciale sarà la 2/4: è supertecnica, radici, sassi, contropendenze e terreno umido la fanno da padrone, ci giro 4 volte, abbandonando dopo la prima prova la 1/3, più scorrevole, veloce e new school. Troviamo anche Fra che prova e giro tutta la mattina con lui.

Si parte per le vacanze, che scorrono veloci e tranquille, ci siamo finalmente divertiti. Fino all'anno scorso la vacanza assomigliava di più ad un lavoro continuo e stressante per seguire i bimbi. Invece Olivia era perennemente contenta e non avrebbe più voluto tornare a casa, Marcello ora risulta più gestibile e non si passa il tempo in spiaggia a togliergli la sabbia dalla bocca……


La settimana prima della partenza ho caricato di brutto con gli allenamenti, corsa bici e ancora bici, mattina presto e pause pranzo, volevo arrivare stanchissimo per poi recuperare in vacanza non facendo nulla. In realtà già al martedì mi faccio un’oretta di corsa alle 6 del mattino più bagno tonificante e giovedì replico, ma alle 15 con sole a picco…  a volte son proprio coione! Ha ragione Ambra.


Giovedì ci spostiamo a  Firenze, venerdì mattina tardi partiamo e schiviamo di 30min il terremoto, siamo già in macchina verso il lago. Scarico bagagli e alla sera comincio a concentrarmi su cosa mi può servire a Madesimo. A più riprese carico la macchina. La sera prima della partenza non ho voglia di partire, ma ho voglia di partire. Non mi va di perdermi ancora per 2 giorni i miei bimbi e mia moglie, ma dall’altra parte ho voglia di provare a fare del mio meglio in questa gara. La solita storia insomma. Decido di rimanere con loro anche sabato mattina e di non salire a provare con calma come avrei potuto fare. Colazione in centro, una passeggiata e in tarda mattinata parto alla volta della Svizzera e della Val Chiavenna. Quando salgo in macchina giro l’interruttore e cerco di concentrarmi sulla gara. Arrivo a Madesimo alle 13, il briefing gara è alle 17.30 e prologo alle 18. Prendo la cabinovia quando il 90% dei biker è a lavare la bici o a rilassarsi per il prologo e per la dura giornata di domenica. Io inizio a provare sotto una pioggia fitta e fine.


Mi accorgo che la domenica prima abbiamo provato solo metà gara, perché ogni PS ha una parte a monte degli impianti molto lunga che la settimana prima non era ancora fettucciata. Non ho tempo, le prove sono 2 e provo solo una volta le due parti nuove che non conosco, non c’è in giro un’anima, sono praticamente da solo nella parte alta a pedalare, l’ambiente di alta montagna è splendido, è una figata, se non fosse per la preoccupazione di sentirmi l’ultimo dei pirla ancora sul tracciato….
Provati quei due pezzi, di cui non mi ricorderò una mazza, mi riconcentro su ps 2/4 e sulle sue radici, il terreno tiene anche se umido e io mi sento benissimo, molto agile sulla bici, molto reattivo a quei mille avvallamenti, cambi di pendenza, rocce, canaline. Alle 16 sono riuscito a fare 3 volte quella ps e 2 l’altra.  Prima del prologo acquisto una catena nuova ad uno stand perché quelle che monto è in condizioni pietose dopo aver girato nel fango. Non mi fido.
Il prologo va via veloce e senza intoppi. Tratto velocissimo iniziale su pista da sci e poi sparata alla Cipollini in paese sul dritto. La sera scorre leggera e piacevole con Fra e la sua cricca davanti a pizzoccheri, formaggi, carne e un bel po’ di birra, forse troppa per un pregara...
Dormo con Franz per la prima volta e temo russi, invece dormirà silenzioso come un bambino, sono io che non chiudo quasi occhio, un po’ per la tensione, un po’ per il peso sullo stomaco. Mi do del coglione per la mia ingordigia, in occasioni come questa potrei anche sorvolare e mangiare leggero, invece no….
Domenica: tempo splendido, tutto azzurro e sono già di buon umore. Colazione e poi aspetto il mio orario di partenza rilassandomi in camera, dalla finestra vedo passare i primi che salgono alla PS1, il nostro albergo è attaccato agli impianti. Ho tutto pronto nel garage e io sono tranquillo a fare stretching a letto, aspettando che manchino 10min alla mia partenza. Mi da tranquillità questa situazione.
Inizia la mia gara e la tensione sale di nuovo. Funivia e poi si pedala per  20min circa, arrivo in largo anticipo in partenza. Guardo lo start dei primi e spostandomi su una pendenza per scorgere il sentiero rischio di pestare una merda di vacca, la manco di poco e d’istinto metto il piede lontano, poi ci ripenso, alzo lo stesso piede e ce lo metto dentro, tanto è un po’ secca… Non sono superstizioso, ma oggi ho bisogno di un po’ di fortuna, provo anche questa!
Arriva il mio turno, 100mt di sentiero e alla prima curva a gomito faccio un dritto imbarazzante, mi devo rimettere sul sentiero a passetti, che tristezza! Arrivo all’alpeggio sopra gli impianti dopo una salita spaccagambe, anche lì l’erba molto bagnata mi fa allargare qualche curva per l’anteriore che scappa via. Il resto è tutto abbastanza semplice, molto veloce, ma semplice, quello che non è semplice è resistere fisicamente a questa prova (e lo è stato per molti, tutti penso). Partire da “freddi” su una PS molto pedalata nella parte iniziale e poi molto veloce su un tracciato ricco di sponde, appoggi e salti, fa in modo che per 7 min abbondanti si sia al 110% senza la possibilità di recuperare. Ho finito questa PS distrutto e completamente rivoltato come un calzino! E pensare che mi ero prefissato di non dare tutto subito, visto la lunga giornata….   Faccio un sacco di stretching e parto subito per la lunghissima risalita alla PS2. Non lo so ancora, ma mi aspetta un vero calvario!  


Pendenze importanti su asfalto che lasciano il posto a pendenze assurde su sterrato, l’ultima rampa penso fosse tracciata su una pista da sci nera, mi ricordo solo che facevo passi da 20cm non di più. Inoltre si raggiungeva “gratuitamente” una quota superiore rispetto a quella di partenza PS, per poi perderla su un’altra pista da sci da scendere dritti….  Fatica sprecata, ma in una Pro ci può anche stare.
Sulla Ps 2 mi sento bene come in prova, a metà  prendo quello davanti a me e lo passo, non senza difficoltà. E' una delle PS più fisiche mai fatte, nella parte tecnica del bosco (tutta la seconda metà) ci devi entrare straconvinto e iperattivo, ti devi muovere in continuazione, rilanciarla sempre, assorbire e smorzare un sacco di asperità, rocce e radici, le velocità non sono alte ma l’impegno fisico è totale! Anche qui arrivo alla fine distrutto, ma non come nella prima. Sono soddisfatto e vado al C.O. per mangiare qualcosa. Mentre mi rilasso per 15min guardo i tempi: della prima non sono contento, della seconda invece sì, ho un buon piazzamento e spero di mantenere quella posizione anche nelle prossime due prove.
Controllo orario e via! Si ripetono le prime due prove fatte, su in cabinovia e poi vai di pedali per 20min. La PS 3 affrontata da caldi è tutt’altra cosa. Si pedala meglio e si recupera prima, la faccio al meglio e vado a prendere ancora quello davanti a me. Non sbaglio nulla ma comunque non è una PS che mi da grande soddisfazione. Ok, ora vai di nuovo con una 50ina di minuti di calvario per arrivare a PS4, l’ultima. Prendo la salita con assoluta calma perché mi sento davvero esausto. Pedalo, spingo e impreco lentamente, molto lentamente, praticamente faccio lo spelling di cristi e madonne. Mi rilasso in partenza, i tempi non sono tirati. Sento come sempre quella bella sensazione di aver finito tutte le salite. Mi concentro e ripasso l’ultima PS.
Parto e vado bene, riesco ancora a spingere molto forte sui tratti pedalati. Sbaglio meno del passaggio precedente e rischio un po’ di più. Ripasso, ancor prima, il concorrente partito davanti a me. Le gambe e le braccia sono ancora belle attive e mi muovo veloce sopra la bici, cerco di farla rallentare il meno possibile in quel mare di avvallamenti, buche e dossi.
Arrivo nell’ultima parte che ricorda un po’ la PS1, veloce e lavorata, prendo un avvallamento profondo, uno scolo dell’acqua sull’attraversamento di una pista da sci, ma non riesco a saltarlo, sono cotto! Ci entro con il posteriore a fondo corsa, 50mt e sento un sibilo: aria. Subito la mente va alla ruota posteriore, ma non ci penso molto, mi dico che tirerò dritto sul cerchio, mancano 200mt alle fotocellule, dopo un attimo sento rumore di metallo, non quello di un cerchio sulle rocce, mi accorgo che la bici è seduta e il ponticello del carro sta sbattendo sul tubo verticale, il mono è a fondo corsa. Rallento un poco, ormai mancano un centinaio di metri, evito tutti i sassi e le pietre più grosse e mi caccio giù dall’ultimo cambio di pendenza molto ripido, si staccano un po’ le ruote da terra e spero che non succeda l’irreparabile quando la ritoccheranno… chiudo gli occhi e sento un bel colpo di alluminio contro alluminio, ma sono alle fotocellule! Finita!
Ripenso subito alla merda della mattina, lo so, non è quella, ma sta gara se l’ho finita è anche grazie alla fortuna, fosse scoppiato a metà della PS mi sarei dovuto ritirare. Mi trascino all’arrivo con la bici che sembra un chopper.



Controllo dei giudici e vado a farmi la doccia. Esco dall’albero ed inizia a piovere, altro grandissimo culo! Quando la gara è ormai quasi conclusa controllo le classifiche e sono 48° assoluto e 5° di categoria SE6, tra l'altro dietro a dei nomi di tutto rispetto


Riguardo la classifica in ottica Campionato Italiano e... porca di quella troia! mi accorgo che sono primo (….primo!!!) degli italiani nella mia categoria di Federazione, i Master 2. Vado da Guala e chiedo un po’ nervosamente conferma sulle categorie che avranno la maglia tricolore e lui conferma: maglie dagli M1 ai M5. Cazzo sono camp… no dai, non ci credo…
Seguono delle mezzore in cui continuo a riguardare la classifica, continuo ad estrarre gli M2 dall’assoluta e tolti uno sloveno e uno svizzero ci sono io! Porca mignotta son camp… campione… italiano! Lo scrivo subito ad Ambra e mi risponde incredula. Lo dico ad Andre e penso che anche lui, dall’altra parte del mondo, mi crede in preda ad un deliro da fatica o di onnipotenza. Vado al pasta party con Francesco, se penso all’eventuale premiazione mi sento come se dovessi andare al primo appuntamento con una ragazza a 15anni, agitato, ma felice, preoccupato e teso. Anche Fra mi dice che dovrebbe essere primo della sua categoria, gli EliteSport. Controllo ed è vero, dietro ad i primi stranieri c’è lui. Cazzo due maglie tricolori nel Gravity! Attendiamo le premiazioni che iniziano ad un ora indecente, sono ormai le 18 quando chiamano i primi atleti sul palco, una cosa vergognosa. Ma la cosa più vergognosa deve ancora accadere. Intanto io sono di un agitato che non so neanche dove mi trovo. Arriva il momento più atteso e in un attimo tocca a me. Sento Guala che dice: “Campione Italiano Enduro per la categoria Master2: Alessandro Botta!!” e le gambe mi tremano, salgo di corsa e ho lo stomaco rigirato. Indosso la maglia che ha un buonissimo odore, non è vero, ha il solito odore un po’ chimico di maglia sintetica nuova, ma è un odore “buonissimo” che non dimenticherò, è bella e mi inorgoglisce subito.


I visi degli altri premiati sono tutto splendenti, raggianti. Stringo la mano a tutti e facciamo le foto di rito: prima in posa informale, poi formale, poi solo gli amatori, poi solo gli Elite. Questi attimi passano veloci. Il problema è che manca Francesco sul palco. Gli faccio un cenno e lui da sotto il palco mi dice che non sa… quando scendo vado subito da lui e mi conferma che non capisce come mai. Gli propongo d’andare a chiedere ai giudici ma mi dice di lasciar stare. Mi sembra così strano che non premino una categoria, in quel momento penso che forse, come in altri anni è stato fatto, abbiano accorpato due categorie. Ma la trovo una cosa davvero strana. Saluto Fra, non convito vado a chiedere ad un giudice FCI che trovo lì vicino: mi conferma seccamente che le categorie premiate sono quelle che erano nella lista data da loro allo Staff Superenduro. Mi dispiace un sacco per Fra se la sarebbe meritata una maglia. (Per fortuna il dubbio di un errore il giorno dopo è cresciuto e dopo numerosi contatti con la Federazione, si è riusciti a capire che la maglia degli Elite Sport non è stata assegnata per uno scandalosissimo errore dei giudici di Federazione, tra l'altro non è stato il solo errore, anche l'Under23 non è stato premiato. Che buffoni!)
Mi butto sotto una fitta pioggia verso la macchina, salgo, tolgo la maglia e quando chiudo la porta rimango per 2 3 minuti tenendola in mano, inebetito, la pioggia sulla carrozzeria mi da ancor di più il senso di essere finalmente rimasto solo con me stesso, mi sento isolato dal resto. E allora me la guardo, la stringo, rido e mi commuovo, piango, non mi vergogno a dirlo. Penso a quando lo dirò ad Ambra e ad Olivia, agli amici, ai miei genitori, ai miei colleghi… sono felicissimo!
L’appoggio sul sedile, è ancora bagnata dalla pioggia, le faccio una foto per ricordarmi quel momento. Ed è in effetti la foto che mi emoziona di più, più di quelle ufficiali, ancora oggi.
Parto e lascio Madesimo sotto un cielo grigio e cupo, che fa a cazzotti con il colore che vedo al mio fianco sul sedile del passeggero. Sui rari rettilinei della strada che mi separa da casa gli butto un occhio come se il tutto non sia vero, quasi a rassicurarmi che è davvero così. E ogni volta ho un tonfo al cuore, un sussulto. Il viaggio di ritorno passa veloce, mando sms e foto della maglia agli amici e ricevo un sacco di bellissimi messaggi in risposta. Mio padre mi chiama subito e gli racconto poche cose, ho la voce un pò tremolante...  Arrivo a Verbania e raggiungo la mia famiglia e gli amici all'O'Connors, mi festeggiano e racconto l'incredibile weekend. Ma ho voglia di tornare a casa e stare solo con mia.... mia moglie!
Questa maglia significa tantissimo per me, mi ripaga di tutti i sacrifici che ho fatto fino ad ora. Lo so che in molti li fanno per lo sport, soprattutto molti fanno sacrifici per cose ben più importanti che andare in bicicletta, quindi non mi sento di sicuro l'unico e migliore perché esco alla mattina presto ad allenarmi o in pausa pranzo, ma riuscire a gestire una famiglia con due bambini così piccoli, essendo un papà comunque sempre molto presente, conciliare il lavoro, la casa, l'attività della Scuola MTB, del Team e tutto il resto, non è per niente semplice. A volte pesa tanto il "doversi" allenare, a volte questo peso ricade anche sulle persone che sono vicine a me, su Ambra in particolar modo. Anche lei ha contribuito a farmi vincere quella maglia, e non poco! Con i suoi sforzi, con la sua pazienza e permissività, con i suoi week end passati sola con Olivia e Marcello. Amo questo sport, penso che non smetterò mai di andare in bici, ormai è una parte fondamentale della mia vita. Quelle ruote che girano sulla terra mi danno un sensazione di incredibile leggerezza, di vitalità, di energia. Sono espressione pura.
Ricordo ancora quando durante una domenica di discese a Finale, in una pausa nel mezzo di un sentiero, la guida, con un sorriso un po’ snob, guarda il mio tatuaggio sulla gamba e dice: "Sì, ma se tra qualche anno non vai più in bici, cosa fai?!?" Io ho soltanto sorriso, senza dire nulla. Quella guida non ama la bici come la amo io, non sa che passione infinita c'è dietro quel tatuaggio, non ha idea con quanto amore e gioia, tutte le volte che scendo in garage stringo tra le mani quel manubrio e inizio a spingere sui pedali, come sempre, un'altra volta ancora... e poi ancora... e poi ancora… e poi ancora.

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