lunedì 12 dicembre 2011

PARCO GIOCHI


L'altro ieri sono uscito con l'amico Speda. Era tanto tempo che non succedeva, ormai è dura trovarsi con i rispettivi impegni di famiglia e lavoro. Solo io e lui in Trinità. Un'ora e mezza piacevolissima. E' stato quasi naturale mentre salivamo ricordare il passato. Noi due abbiamo iniziato ad andare in MTB nel 93, se non ricordo male... forse prima. Oh! sono V E N T A N N I !!!

Il parco della Trinità era dietro casa nostra, l'abbiamo scoperto poco a poco, agli inizi sembrava enorme, abbiamo faticato assieme in quei boschi quasi tutti i giorni, dopo la scuola e più avanti dopo il lavoro. Ancora ricordo quando chiamavo casa dei suoi con il telefono fisso, i cellulari non c'erano: "Sono Alessandro, c'è Mirko?" "Si è in giardino, te lo chiamo... Mirkooo!!! c'è l'Ale!!" quante volte le stesse frasi ripetute. Che nostalgia quel telefono fisso e che belle le attese alla cornetta, si sentivano i passi e i rumori dell'altra famiglia, le porte che si aprivano, lo sbattere veloce e ritmico dei piedi lungo le scale per arrivare in fretta alla cornetta. Adesso tutto questo è sostituito da un SMS.
Centinaia di chiamate, centinaia di ritrovi, centinaia di escursioni, migliaia di chilometri. Poi su quel meraviglioso reticolo disordinato di sentieri abbiamo iniziato ad organizzare le gare di XC del "provinciale", abbiamo pulito quelle curve non so quante volte. E non so quante volte, nelle sere invernali, abbiamo percorso la salita asfaltata che porta al santuario facendo le S.F.R., salita e discesa, salita e discesa, come dei criceti al buio.
Speda ed io conosciamo ogni angolo di quella riserva. Quelle piante, quelle radici, quei sassi potrebbero elencare a memoria l'evoluzione tecnica delle nostre bici. In questi vent'anni ci hanno visto passare con tantissime mountain bike sotto il sedere. Con il passare del tempo sempre più escursione, manubri sempre più larghi, sempre meno XC, un pò più lenti in salita ma sempre più veloci in discesa. Ed eravamo veloci sabato, veloci! Il sentiero 18 era pulito e lo si poteva aggredire come se fosse estate: curve a tutta, rilanci e sgumme, foglie e polvere che si alzavano, la luce bassa ed arancione di un pomeriggio di inizio dicembre filtrava dai rami smilzi e ci sbatteva in faccia. E' sempre un piacere fare una discesa così in compagnia, con Speda lo è ancor di più: ci si intende, ci si capisce al volo, si fanno le stesse linee, si spinge a tutta e anche qualcosa in più appena si può. "Lo Speda" ha sempre il dente avvelenato, questo è risaputo. Sai che se è dietro ce l'avrai sempre attaccato al mozzo e se ce l'hai davanti non devi distrarti un attimo per non perderlo.
Quando metto la bici in garage dopo giri come questo, penso che dietro a quel manubrio il tempo si sia fermato, siamo sempre spensierati come diciassettenni, come agli inizi di tutto, come... come quando non c'erano i cellulari.
Rincorrersi come bambini nel nostro enorme parco giochi, solo quello.

1 commento:

  1. ...sembra quasi che la bici di Speda, allora, avesse già un angolo di sterzo improntato alla dh... o è l'effetto della foto?!?

    Bellissimi i pedali con le gabbiette, soprattutto... insidiosi. Solo in questo caso si poteva dire che il biker era una cosa unica con il mezzo. Altro che SPD!!

    Un altro che dice "oh, sono vent'anni!!". Anzi, di più.

    Purtroppo.

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