martedì 4 ottobre 2011

TEMPO DI BILANCI

Domenica ho corso alla Superenduro di Albese, in provincia di Como. Era l'ultima prova Sprint del circuito 2011, penultima gara, prima dell'epilogo con la Pro di Finale Ligure.
Una gara brutta, sentieri atipici per una competizione, un percorso più adatto ad un'escursione e non ad essere aggredito a tutta con gli occhi spalancati, il sapore di sangue in gola e la frenesia del cronomentro. Già, proprio a quello ho pensato durante l'ora e mezza di salita per raggiungere la partenza della PS1. Tic, Tac, tic, tac... ho pensato a quanta ansia ti metteno quei secondi che passano, ho pensato al fascino del potersi misurare con i più grandi della specialità a livello nazionale e a volte internazionale, ho pensato a quanto ho fatto quest'inverno per poter arrivare alle prime gare del circuito, in primavera, in gran forma. Ho fatto un sacco di sacrifici, con Olivia da accudire durante il giorno diventava per me impossibile uscire in bici in alcune settimane.
Non so quante volte sono sceso in garage alle 6 al mese di gennaio/febbraio, con la pila in testa e il termomentro che segnava i -5, trafitto dal buio gelido di quel cielo stellato che solo una mattina di gennaio può infliggerti. Ripensandoci ora sembra assurdo anche a me, ma questo è quello che ti fa fare la determinazione e la voglia di raggiungere un obiettivo, almeno per me...
Non sapevo se ne sarebbe valsa la pena, ma lo facevo. Alle prime gare della stagione mi sono presentato in una forma ottimale. Tutti i sacrifici erano valsi a qualcosa. Poco prima del via delle PS ripensavo a tutte quelle fatiche, le visualizzavo , al 10...  5,4,3,2,1, VIA! in quei dieci secondi rivedevo tutto il lavoro fatto in inverno, il freddo, il fango, la neve, la mani e i piedi freddi, guidando su sentieri duri, gelati, brutti e pieni di foglie, dove non ti diverti, ma cerchi di scendere in qualche modo. Al "VIA" del cronometrista guardavo avanti e vedevo un sentiero della riviera ligure, veloce, bellissimo, sinuoso, prendevo velocità e sentivo l'aria calda sulle braccia, sul viso, nei polmoni mi entravano odori della vegetazione ligure e non aria umida e tagliente di Verbania. Mi caricavo e spingevo a tutta. E' magnifico e rigenerante correre la prima gara in Liguria dopo un inverno da noi.


A tutto questo e a tutte le gare fatte quest'anno ho rimuginato salendo verso l'ennesima PS a Como. Come mi sentivo? avevo voglia di partire dalla cima, ma avevo anche tanta voglia di ritornare a casa e stare con la mia famiglia, ogni weekend via da casa quest'anno mi è pesato particolarmente, ore e giorni tolti alla piccola Oliva e ad Ambra. So che sono stato molto presente fin dalla nascita di mia figlia e so che questa passione per me è importantissima, ma tutte le volte sono così combattuto, tra il partire con amici e bici per un weekend di gara o rimanere a casa e godermi i progressi, i sorrisi e i pianti di mia figlia.
Ed ora....  archiviata Como con il secondo podio di stagione non trovo stimoli per dovermi sobbarcare l'ultima trasferta dell'anno a Finale Ligure. E' una location splendida, ideale per chiudere l'anno agonistico, ma se mi guardo dentro non trovo un briciolo di voglia, niente di quella spinta che mi faceva scendere dal letto a gennaio, niente.
Avrei solo voglia di percorrere un bel sentiero di alta montagna, senza menate, senza cronometro, senza numero sul manubrio, godermi ogni curva e divertirmi su tutti gli ostacoli che trovo, affrontandoli come una gioco per crescere e migliorare, e non come un fastidioso imprevisto tra me e la fotocellula in fondo al sentiero. Per poi tornare contento a casa dalla mia bellissima famiglia.
Sì, forse ho corso troppo quest'anno, se vedo le cose in questo modo. Pausa, ci vuole una pausa. Arriverà tra qualche settimana un bel telaio per una trail bike, è quello che ci vuole, girare leggeri e spensierati in quest'autunno ancora caldo.
E poi..... poi con l'inverno arriverà Marcello e gli obiettivi, le motivazioni, le emozioni, le giornate e le nottate cambiarenno di nuovo in maniera improvvisa, una nuova difficile ma intrigante sfida con se stessi, non più con un manubrio tra le mani, ma con Ambra e Olivia al mio fianco.

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